domenica 26 giugno 2011

Dichiarazione buddhista sui cambiamenti climatici



Oggi viviamo in un’epoca di grandi crisi, in cui dobbiamo affrontare la più seria sfida che l’umanità abbia mai fronteggiato: le conseguenze ecologiche del nostro karma collettivo. Il consenso scientifico è schiacciante: l’attività umana sta scatenando un disastro ambientale su scala planetaria. In particolare, il riscaldamento globale si sta verificando molto più velocemente di quanto fosse previsto in precedenza, in maniera molto più evidente al Polo Nord. Per centinaia di migliaia di anni, l’Oceano Artico è stato coperto da un’area di ghiaccio marino grande quanto l’Australia, ma ora questa si sta rapidamente sciogliendo. Nel 2007 il Gruppo Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici (IPCC) prevedeva che entro il 2100 l’Artico sarebbe stato privo di ghiaccio marino durante l’estate; è ora evidente che questo accadrà entro un decennio o due. Allo stesso modo, anche l’ampia copertura di ghiacci della Groenlandia si sta sciogliendo più rapidamente di quanto si pensasse. L’innalzamento del livello del mare in questo secolo sarà di almeno un metro – sufficiente per allagare molte città costiere e aree vitali per la coltivazione del riso, come il Delta del Mekong in Vietnam.
In tutto il mondo, i ghiacciai stanno rapidamente regredendo. Se le politiche economiche attuali verranno mantenute, i ghiacciai dell’Altopiano del Tibet, sorgenti di grandi fiumi che riforniscono di acqua miliardi di persone in Asia, spariranno entro trent’anni. Gravi siccità e carenze di raccolti stanno già interessando l’Australia e la Cina settentrionale. I principali rapporti – stilati da IPCC, Nazioni Unite, Unione Europea e l’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura- concordano sul fatto che senza un cambiamento collettivo di direzione, la diminuzione delle riserve di acqua, cibo e altre risorse, potrebbe creare entro la metà di questo secolo condizioni di carestia, innescare conflitti per accaparrarsi le risorse e migrazioni di massa - forse entro il 2030, secondo il capo consigliere scientifico del Regno Unito.
Il riscaldamento globale gioca un ruolo principale in altre crisi ecologiche, inclusa la perdita di molte piante e specie animali che condividono questa Terra con noi.
Gli oceanografi denunciano che metà del carbonio rilasciato bruciando combustibili fossili è stato assorbito dagli oceani, aumentando la loro acidità del 30 percento. L’acidificazione sta distruggendo la calcificazione delle conchiglie e delle barriere coralline, così come sta minacciando lo sviluppo del plankton, origine della catena alimentare per la maggior parte della vita marina.
Eminenti biologi e rapporti delle Nazioni Unite concordano che “andare avanti come se nulla fosse” porterà all’estinzione la metà delle specie viventi sulla Terra entro questo secolo. Collettivamente, stiamo violando il primo precetto –“non danneggiare gli esseri viventi”- nella più ampia scala possibile e, inoltre, non possiamo prevedere le conseguenze biologiche per la vita umana, una volta che saranno scomparse così tante specie che contribuiscono in maniera invisibile al nostro benessere.

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